\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Galilei, tornato a Firenze, si dedic≥ al problema della determinazione della longitudine in mare. Lo scienziato pisano sperava c
he tabelle accurate dei periodi di rivoluzione dei satelliti di Giove avrebbero consentito ai marinai di stabilire la loro posizione semplicemente osservando i satelliti con il cannocchiale, ma le tabelle non erano sufficientemente precise da rendere que
sto metodo utilizzabile. NellÆautunno del 1618, lÆapparizione, in rapida successione, di tre comete colp∞ sensibilmente lÆopinione pubblica. Galilei pensava che le comete fossero un fenomeno puramente ottico causato dalla rifrazione della luce nellÆatmos
fera e scrisse un \i Discorso sulle comete\i0 nel quale criticava le idee di O. Grassi, professore di matematica al Collegio Romano. Secondo Grassi le comete erano corpi celesti che viaggiavano al di lα della sfera della Luna. La replica di Grassi, \i L
ibra astronomica ac philosophica\i0 (1619), spinse Galilei a scrivere il \i Saggiatore\i0 (1623), in cui svilupp≥ la concezione corpuscolare della materia. Il nuovo papa Urbano VIII, cui lÆopera fu dedicata, accolse Galilei a Roma nel giugno del 1624 p
er ben sei volte. Galilei rientr≥ a Firenze con la sensazione di poter ormai liberamente esprimere le sue idee intorno al moto della Terra. Nel gennaio 1630 complet≥ il \i Dialogo sopra i due massimi sistemi\i0 , lungamente atteso. LÆopera Φ suddivisa in
quattro giornate. Nella prima giornata viene criticata la divisione aristotelica dellÆuniverso in due sfere nettamente distinte, quella terrestre e quella celeste, sia confutando la distinzione tradizionale tra moto rettilineo e moto circolare, sia most
rando le similaritα tra la Terra e la Luna. Nella seconda giornata Galilei sostiene che il moto della Terra Φ impercettibile per i suoi abitanti e che la rotazione della Terra intorno al suo asse risulta essere pi∙ semplice della rotazione giornaliera de
lla sfera celeste postulata da Tolomeo. Nella terza giornata Galilei afferma che la rivoluzione annua della Terra intorno al Sole offre a sua volta unÆinterpretazione pi∙ semplice delle posizioni di quiete apparenti e dei moti retrogradi dei pianeti. Nel
la quarta giornata Galilei dichiara in maniera ingegnosa, ma erronea, che le maree comprovano il moto della Terra. Il \i Dialogo\i0 contiene inoltre la formulazione corretta della legge della caduta dei gravi e una discussione sui principi della relativ
itα e della persistenza del moto circolare. Nella primavera del 1630 Galilei consegn≥ il \i Dialogo\i0 nelle mani di N. Riccardi, maestro del Sacro Palazzo. Da questo momento intervennero alcuni fatti che contribuirono a porre Galilei in cattiva luce ag
li occhi del papa e a creare nuovamente un clima di sospetto nei suoi confronti. LÆastrologo O. Morandi, con il quale Galilei aveva stretto amicizia, venne arrestato per aver preannunciato lÆimminente morte del papa. Dannosa per Galilei risult≥ pure la s
ua familiaritα con G. Ciampoli che aveva coltivato amicizie e conoscenze pericolosamente vicine al cardinale spagnolo Gaspare Borgia, portavoce di Filippo IV e spina nel fianco di Urbano VIII. LÆ8 marzo 1632, dopo un concistoro piuttosto burrascoso, Urba
no VIII decise di epurare il suo seguito dagli elementi favorevoli alla Spagna e band∞ quindi Ciampoli da Roma. La caduta di Ciampoli ebbe gravi conseguenze per Galileo. Tra il 1630 e il 1631, Ciampoli aveva giocato un ruolo decisivo per ottenere il perm
esso di pubblicare il \i Dialogo\i0 . Riccardi aveva garantito lÆ\i imprimatur\i0 ma insistΘ che gli venissero inviate la prefazione e la conclusione. Quando il censore di Firenze diede lÆassenso per la pubblicazione nel settembre 1630, Riccardi cominci
≥ a sollevare difficoltα affermando che Galilei si era impegnato a tornare a Roma per discutere la versione finale del manoscritto. Nel frattempo una epidemia di peste aveva reso difficili gli spostamenti tra Firenze e Roma. A questo punto Riccardi propo
se che una copia del lavoro fosse inviata a Roma per essere rivista da Ciampoli e da lui stesso. Anche questa richiesta fu in seguito disattesa; da quel momento in poi Riccardi non ud∞ pi∙ nulla del lavoro di Galilei fino a che non gli arriv≥ a Roma una
copia del libro giα pubblicato. Con suo sommo stupore esaminando lÆ\i imprimatur\i0 fiorentino scopr∞ che figurava dÆaverlo lui stesso approvato. Convocato per dar conto della sua condotta, Riccardi si giustific≥ dicendo dÆaver ricevuto da Ciampoli la d
irettiva di autorizzare la pubblicazione. Il \i Dialogo\i0 and≥ alle stampe nel giugno 1631 e fu pronto solo nel febbraio 1632. Copie del libro giunsero a Roma tra la fine di marzo e lÆinizio di aprile, irrompendo cos∞ sulla scena romana solo poche sett
imane dopo il concistoro durante il quale il cardinale Borgia aveva attaccato Urbano VIII. Qualsiasi ôciampolataö, come la chiam≥ Urbano VIII, da quel momento in poi sarebbe stata controllata molto severamente. NellÆestate del 1632, Urbano VIII ordin≥ di
investigare sullÆautorizzazione del \i Dialogo\i0 . NellÆincartamento del Santo Uffizio relativo a Galilei la commissione trov≥ un memorandum non firmato del 1616 in cui gli si intimava di non sostenere, insegnare o difendere in alcun modo lÆidea che la
Terra si muove. I commissari, considerando valida lÆingiunzione, giunsero alla conclusione che Galilei avesse trasgredito un ordine formale del Santo Uffizio. Alla luce di questa scoperta Galilei venne convocato a Roma dove arriv≥, con molto ritardo, il
13 febbraio 1633. Nonostante la sua decisa smentita, Galilei venne giudicato colpevole dal Santo Uffizio di aver trasgredito agli ordini della Chiesa. La mattina del 22 giugno 1633 fu condotto in una sala del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma
e fu fatto inginocchiare durante la lettura della sentenza che lo condannava allÆincarcerazione. Mentre era ancora inginocchiato Galilei ritratt≥ formalmente il suo errore. La condanna prevedeva il carcere formale in Roma, poi commutato in residenza coa
tta nel palazzo arcivescovile in Siena, dove Galilei trascorse alcuni mesi affettuosamente ospitato dal cardinale A. Piccolomini. Soltanto nel dicembre 1633 potΘ ritornare ad Arcetri, ove trascorse gli ultimi anni della sua vita in stato di dimora vigila
